MILANO – Si è svolto sabato presso l’Hotel FourPoints By Sheraton, via Cardano 1, Milano il seminario “Rappresentanza in Dogana, regime sanzionatorio ed obbligazione doganale: novità e strategie”, è organizzato dal Consiglio degli Spedizionieri Doganali di Milano, in collaborazione con l’Associazione Spedizionieri Doganali del Compartimento locale. Tra i partecipanti: Giovanni De Mari, presidente nazionale spedizionieri doganali, Aldo Lupi, presidente del consiglio compartimentale di Milano, Massimo De Gregorio, presidente Confiad, Michela Orlando, doganalista, cultrice di diritto doganale e trasporti presso Università di Cà Foscari (VE) e di Macerata, il professor avvocato Fabrizio Vismara, docente di Diritto dell’Unione, avvocato in Milano. “In questo momento di crisi del settore dell’interscambio e della logistica in generale – è stato rilevato – il seminario ha rappresentato un’importante occasione di incontro e di dibattito su temi particolarmente sentiti dalla categoria e soprattutto per fare il punto della situazione, confrontarsi sulle prospettive e sulle strategie da seguire ed aggiornarsi sulle ultime novità normative”. Nel nuovo contesto giuridico, il buon funzionamento del mercato interno – è stato detto – costituisce un presupposto per il rilancio dell’attività professionale, offrendo una occasione di crescita e sviluppo.“Immaginate che il territorio doganale comunitario sia circoscritto da una rete – hanno detto gli esperti – dove se le maglie hanno la stessa dimensione le merci si distribuiscono naturalmente sul territorio secondo le esigenze e le scelte economiche; se invece vi sono smagliature o maglie più larghe, la merce affluisce verso quei paesi in cui, per motivi vari, tra i quali una maggiore vocazione mercantilistica, i controlli non vengono effettuati al confine o vengono effettuati con modalità diverse, magari sul territorio. Questo fenomeno pregiudica il buon funzionamento del mercato interno e provoca distorsioni di traffico in ambito UE”. La standardizzazione dei controlli a livello comunitario – ha detto ancora Giovanni De Mari – e l’armonizzazione dell’analisi dei rischi diventa quindi un obiettivo irrinunciabile. E’ necessario individuare gli interessi collettivi prioritari da tutelare, effettuare controlli mirati ed efficaci ed evitare così la distorsione dei traffici verso quei Paesi non particolarmente sensibili ad alcune problematiche tipicamente nazionali (es. tutela del “Made in Italy”).
Articolo originale: sito web della Gazzetta Marittima del 4.04.2013